L’alluminio è uno dei metalli scoperti più recentemente, sebbene gli antichi usassero l’allume, un derivato del solfato di alluminio che si trova in natura, per tingere i tessuti. Fu solo nel 1807 che fu identificato per la prima volta dal chimico inglese Humphry Davy.
Questo metallo si estrae principalmente dai minerali di bauxite, scavando in miniere a cielo aperto, dato che tali minerali non si trovano in profondità, poste per lo più in zone equatoriali. L’estrazione dell’alluminio, che viene chiamato primario, avviene tramite un processo chimico industriale messo a punto nel 1825 in maniera separata ma simultanea dal chimico statunitense Charles Martin Hall e dal francese Paul Héroult (da qui il nome del processo elettrolitico Hall-Hèroult tutt’oggi in uso).
Tramite una serie di tecniche diverse a seconda delle forme e dello spessore utilizzato, l’alluminio primario viene trasformato in fili, lastre, placche o billette destinate poi ad essere lavorate ulteriormente e utilizzate in tantissimi ambiti diversi: dall’industria dei trasporti (auto, mezzi pubblici, locomotive, navi, aerei) a quella aerospaziale, dall’agro-alimentare alla telecomunicazione, dall’industria elettronica a quella edile (per infissi, porte e arredi interni). Da allora l’industria di produzione e lavorazione dell’alluminio ha compiuto passi da gigante.

Riciclabile al 100%
Questo largo uso comporta un vastissimo consumo e una enorme produzione di rifiuti (basti pensare per esempio ai soli imballaggi alimentari). Fortunatamente l’alluminio è uno dei pochi materiali che può essere riciclato al 100% senza mai perdere le sue caratteristiche. Anzi separare l’alluminio da altri elementi e rifonderlo per essere utilizzato nuovamente è una procedura che costa molto meno della produzione dell’alluminio primario. Questo processo può essere ripetuto all’infinito senza perdere mai la qualità iniziale del metallo.
Benefici economici, ambientali ed energetici
Una delle principali caratteristiche dell’industria dell’alluminio è quella di aver migliorato costantemente le performance produttive per quanto riguarda il consumo di energia elettrica e di materie prime arrivando a ridurre il consumo medio e le emissioni di circa il 70% nel giro di un centinaio di anni. Lo stesso l’industria che ricicla e recupera l’alluminio per rimetterlo nuovamente in commercio si è sviluppata talmente da consentire il riutilizzo di circa il 75% di tutto l’alluminio prodotto fino ad oggi. Un circolo virtuoso che parte dalla produzione, passando per la raccolta differenziata fino ad arrivare al recupero e riutilizzo dei materiali. Si calcola che per produrre 1 kg di alluminio primario servono 15 kWh, per riciclare la stessa quantità di alluminio invece bastano 0,75 kWh: un risparmio del 95% sui costi energetici. Non è affatto raro infatti trovare oggetti in alluminio realizzati con materiale riciclato anche più di una volta.

L’Italia e l’industria del riciclo
Il nostro Paese detiene a pari merito con la Germania il terzo posto, dopo Stati Uniti e Giappone, per quantità di alluminio riciclato. Il 100% dell’alluminio in Italia infatti viene recuperato, fuso e riutilizzato. La possibilità di dare nuova vita a materiale destinato allo smaltimento sopperisce al problema di acquistare materie prime contribuendo a non depauperare il nostro pianeta. Questo primato virtuoso ha portato a uno sviluppo delle aziende italiane che si occupano di pre e post consumo di questo metallo con il risultato di avere una consistente diminuzione di emissioni nell’atmosfera e di un quasi totale abbattimento dei costi per le materie prime.